Redigere un documento di SEO Audit completo – calibrato anche sul destinatario – richiede tempo. E questo tempo dipende molto dalla tipologia di sito web. Personalmente non ho mai fatto SEO Audit inferiori a una decina di giorni.
C’è però un altro tipo di SEO Audit “veloce” che ritengo assolutamente “vitale” fare in fase di preventivo e che pertanto, essendo gratuita (generalmente) non potrà essere approfondita, ma almeno “essenziale”.
È vitale perché, senza un’analisi degli elementi più impattanti per sito e brand, è difficile fare un preventivo accurato. Il rischio? Sovrastimare o sottostimare l’effort, con un costo finale non allineato al reale impegno.
Attenzione: non è un documento da consegnare al prospect. Ma se emergono criticità gravi, è dovere del SEO segnalarle, indipendentemente dal fatto che quel prospect diventerà cliente o meno.
Mettersi una mano sulla coscienza è sempre una buona pratica. Anche — e soprattutto — nella SEO, oggi.
Sarà veloce, ma certo non indolore: serviranno comunque almeno un paio d’ore, a seconda dell’esperienza. I tool come SISTRIX aiutano, anche se mai quanto l’esperienza, va detto.
Insieme, queste due leve permettono di stilare un preventivo più lucido e coscienzioso. Che non è poco.
La SEO Audit veloce — e vitale — sarà essenziale perché serve solo ad appurare o escludere gli elementi più critici, quelli che possono compromettere (o ostacolare) indicizzazione e posizionamento. Insomma, quelli che rischiano di complicarci parecchio la vita.
Condicio sine qua non: la SEO Audit veloce va fatta dopo il brief con il prospect.
Solo così si saranno già chiariti aspetti fondamentali: presenza della Search Console, sistemi di tracciamento, attività SEO o Ads passate, penalizzazioni, competitor, contenuti duplicati, ecc.
La “favola dei log al primo appuntamento” resta appunto… una favola. A volte pure al secondo, terzo, quarto… o dodicesimo.
Se ve li danno subito, giocatevi i numeri al lotto: è la vostra giornata fortunata! 😊
Vediamo i possibili punti ad alto impatto da verificare in questa fase:
- Competitività del mercato di riferimento
- Stato dell’indicizzazione
- Stato del brand
- Redirezioni e 404
- Motore di ricerca interno
- Organizzazione delle informazioni e linking interno
- Anchor text “sospetti”
Per scoprire personalmente i dati di questo articolo e usarli per analizzare il tuo sito testa subito SISTRIX gratuitamente!
Competitività del mercato di riferimento
Ho già trattato questo tema in un altro articolo su SISTRIX (Benchmarking SEO) ma in fase di audit veloce per il preventivo è sufficiente confrontare le metriche principali dei concorrenti e la concorrenza della keyword (in panoramica keyword):
1) Concorrenti.
2) Confronta metriche principali.

Per una veloce analisi della concorrenza della/e keyword, ad esempio, “scarpe donna” si veda:

A questo si aggiunge un passaggio fondamentale: osservare la SERP. Anche solo a colpo d’occhio.
Nel caso di “scarpe donna”, è evidente una forte presenza di ADS. Se il cliente pensa di ottenere gli stessi risultati solo con la SEO — magari superando chi investe pesantemente in paid — è il caso di dirglielo chiaramente: non succederà.
Stato dell’indicizzazione
Lo sappiamo, lo diciamo da anni: l’operatore site: su Google non è affidabile. Ma io continuo a usarlo. Continuare a usarlo non significa affidarsi totalmente a questo. Ad oggi, io ancora trovo molte cose “interessanti” (che poi controllo su Search Console).
Ho trovato, con questo operatore, pagine infettate da injection praticamente sconosciute ai webmaster proprio perché di fatto anche (ovviamente) orfane.
In fase di preventivo non richiedo (e non voglio) accessi a Search Console, diventerebbe a quel punto una vera e propria consulenza gratuita. Quel che in questa fase mi occorre è controllare “le basi”.
E quindi, come prima cosa a livello di sito il robots.txt.
Non emergono cose strane su Javascript e CSS come disallow, né noindex anomali? Indicizzazione di pagine quantomeno “discutibili”? Bene, anzi: meglio così! (E no, non è questo il momento di andare a curiosare nella/e mappe xml).
Stato del Brand
Non siate pigri: questo controllo, semplice e a tratti “stupidissimo”, può fare davvero la differenza. Chiedetevi se Google conosce già il brand per cui state preparando il preventivo.
E soprattutto cosa ne sa. Perché se quel “qualcosa” è negativo… l’effort SEO sarà molto più alto.
Certo, è qualcosa che probabilmente avete già chiesto al prospect durante il brief.
Ma attenzione: la percezione che un cliente ha del proprio brand spesso non coincide con quella che ha Google.
Di norma, la keyword brand ha intento “website”.
Se il volume della chiave brand è molto inferiore rispetto a quello dei competitor (date un’occhiata anche su Google Trends), è un segnale da non ignorare.
Per farlo velocemente potete utilizzare Keyword Environment.

E ovviamente osservate la SERP: a volte saltano fuori risultati… quantomeno interessanti.
Fate attenzione a non sottovalutare la questione “reputazione” di un brand.
Redirezioni, pagine 404
È assolutamente normale esistano pagine 404 così come le redirezioni: in questa fase dobbiamo semplicemente appurare che lo status code dichiarato dalla pagina sia effettivamente quello reale.
Il problema, infatti, non sono (o meglio “dipende”) le pagine 404 ma quelle pagine che “si fingono” tali; così come le redirezioni non sono (o meglio “dipende”) un problema di per sé, certo andrebbero limitate al massimo dove realmente necessario (e dietro quel “realmente” ci possono essere motivi slegati dalla SEO).
Motore di ricerca interno
Cito espressamente questo elemento di un sito web, generalmente presente nei siti web di grandi dimensioni, perché per esperienza è quello che più volte, se gestito male, ha causato problemi e non solo in termine di parametri nell’url ma anche di attacchi hacker. Quanto meno appurate di non “vendere” online cialis a vostra insaputa 😊
Organizzazione delle informazioni e linking interno
Cito questo elemento perché, per esperienza, è uno dei più insidiosi — soprattutto nei siti di grandi dimensioni. Se gestito male, può causare problemi seri: parametri infiniti negli URL, contenuti indicizzati senza senso, e perfino attacchi hacker. Quanto meno, verificate che non stiate “vendendo” online cialis a vostra insaputa. 😊
Oltre a questo, utilizzando “Struttura del sito” potete visualizzare subito la distribuzione dei clic organici sul dominio e i singoli percorsi possono espansi (esempio per escarpe.it).


Anche in questo caso, se avrete attivato un progetto, dentro Analisi Onpage di SISTRIX potrete vedere diverse informazioni, tra le quali appunto anche alcuni dati sui link interni:

Anchor text “sospetti”
Così come la Content Audit e l’Internal Linking Audit, anche il Backlink Audit è un’attività a sé. Ma in questa fase può essere utile dare un’occhiata veloce agli anchor text: certi segnali possono far pensare ad attività non proprio “lecite”.
Ovviamente è una domanda da fare già nel brief — così come “i contenuti sono originali?” — ma non è detto che la risposta corrisponda alla realtà. E non per malizia… più spesso si tratta di divergenze sul significato di parole come “originale” o “a pagamento”.
Per esempio, immaginando che escarpe.it sia un competitor del prospect, potrei incuriosirmi con la presenza di diversi anchor tex vuoti che potrebbero anche essere “sospettosi”. Potrebbe essere “un’anomalia” che segnala problemi, ma non sempre. In questo caso, infatti, scopriamo che il sito utilizza link di affiliazione, un’informazione strategica da condividere con il cliente per valutazioni competitive.
Conclusioni
Una SEO Audit veloce non è un favore, né una consulenza mascherata: è “sopravvivenza preventiva”. Serve a non sparare cifre a caso e bastano un paio d’ore, un po’ di esperienza, un tool come SISTRIX… e una buona dose di onestà (verso sé stessi e verso il prospect).
Prova SISTRIX gratis
- Account di prova gratuito per 7 giorni
- Nessun obbligo, né disdetta necessaria
- Onboarding personalizzato con esperti