In questi ultimi mesi ti sarà capitato di vedere sui tuoi progetti, o nei casi studio condivisi, un grafico di Search Console molto caratteristico, con impression in crescita e clic in calo.
Sempre più SEO osservano quello che ormai viene chiamato “crocodile effect”: un divario sempre più ampio tra visibilità e traffico effettivo. I motivi sono noti e in particolare sappiamo che questo è causato dalle ricerche zero-click favorite dalle funzionalità AI di Google, in particolare AI Overview.
In questo articolo vediamo come analizzare e comprendere l’impatto dell’AI in SERP su un sito, come identificare questo coccodrillo (anche se non sapremo mai che verso fa), e cosa possiamo fare a riguardo.

Cos’è l’effetto coccodrillo nella SEO?
L’effetto coccodrillo, anche noto come “The Great Decoupling” (il grande disaccoppiamento), come anticipato, si riferisce al crescente divario tra la visibilità nella ricerca e gli effettivi clic sul sito.
Il contenuto appare in SERP, ma l’utente spesso trova già lì la risposta che cercava. Il risultato è semplice: otteniamo visibilità, ma non traffico.
Questo andamento non è un’anomalia temporanea, ma una nuova normalità che ci costringe a cambiare prospettiva.
Se prima eravamo sicuri del processo per cui ranking più alto ci dava più possibilità di avere clic e quindi un possibile aumento delle conversioni, oggi questo schema si incrina.
Per anni abbiamo letto i clic di Search Console come il dato più diretto di coinvolgimento. Un utente che sceglie il nostro risultato in mezzo a tanti ci sta dicendo che ha fiducia, che vuole saperne di più, ma oggi che la forbice tra impressioni e clic si allarga, il successo non può più essere misurato solo in termini di traffico.
In questo articolo non ragioneremo su quali possono essere le nuove metriche, ma su come capire se e quanto questa nuova dinamica stia impattando davvero sui nostri progetti.
Da dove iniziare: misurare l’impatto in Search Console
Con Google Search Console possiamo fare una verifica piuttosto rapida. Basta confrontare due periodi distinti: uno precedente al rollout delle AI overview in Italia, ad esempio gennaio-febbraio 2025, e uno successivo (da aprile in poi) ad esempio giugno-luglio dello stesso anno. Se il CTR si abbassa mentre la posizione media e le impression restano stabili o addirittura crescono, c’è un indizio forte che la presenza delle panoramiche AI stia drenando i clic.
Un’ulteriore verifica si può fare isolando le query più informative (quelle che iniziano con “cos’è”, “come”, “guida”, “quando”) perché sono le più soggette a generare AI Overview.
Una regex ben costruita può aiutarci a individuarle rapidamente nei report, per esempio:
^(chi|cosa|dove|quando|perché|come|se|guida|se|è|sono|hanno)[" "]
L’ultima verifica che possiamo fare è quella di trovare una conferma manuale: cercare a mano le query che hanno perso di più e verificare se Google mostra con costanza la risposta AI in apertura.
Incrociare con i dati di SISTRIX su AI Overview
A questo punto entra in gioco SISTRIX, che oggi ci dà degli strumenti utili per leggere queste dinamiche.
Analizziamo il nostro dominio di interesse e nella sezione Keywords possiamo applicare il filtro “AI Overview” per ottenere l’elenco delle query che attivano questa funzionalità.

A questo punto vale la pena fare un secondo passaggio, visualizzando solo quelle in cui il nostro sito compare come fonte. Per farlo, attiviamo il filtro con la spunta ranking incluso nell’elenco a destra.

In questo modo possiamo capire non solo quanta parte del nostro traffico potenziale passa attraverso le panoramiche AI, ma anche quanto siamo effettivamente riconosciuti da Google come voce autorevole e citati come fonte.
Un ulteriore livello di analisi arriva dalla sezione SERP > AI Overview, dove vediamo non solo le query, ma anche la posizione del nostro dominio all’interno del box e l’URL citato. In questo modo possiamo mappare le pagine che oggi hanno un ruolo diretto nelle overview e ragionare su come rafforzarle.

Dal traffico alla visibilità
A questo punto dobbiamo accettare un dato di fatto: non possiamo invertire il fenomeno, le panoramiche AI sono destinate a rimanere (e/o ad evolvere). Possiamo però cambiare il nostro approccio.
Il focus non può più essere solo “quanti clic otteniamo”, ma anche “quanto siamo visibili e citati”. Perché se il traffico cala, non vuol dire che non siamo più visibili sui motori di ricerca e nelle AI generative. Né tantomeno che il viaggio dell’acquirente non possa compiersi per larga parte al di fuori del nostro sito web, fino all’acquisto.
Per questo, a mio parere, le impressioni e le citazioni – queste ultime ancora non facilmente misurabili – diventeranno parametri fondamentali, quasi quanto i clic stessi.
Sapere quali pagine vengono citate nelle overview è prezioso. Ci permette di aggiornarle, arricchirle di nuovi contenuti e tenerle monitorate nel tempo. Ma significa anche osservare chi sono i nostri concorrenti in questo spazio: quali siti Google decide di mettere accanto a noi come fonti autorevoli. In pratica, possiamo trasformare l’effetto coccodrillo da minaccia a leva di branding e di autorevolezza.
Come affrontare l’era AIO
Dal punto di vista operativo, ci sono tre dimensioni su cui vale la pena lavorare.
La prima è quella tecnica: un sito deve essere accessibile e facilmente recuperabile, altrimenti rischia non solo di non competere nella ricerca organica, ma anche di non entrare nel radar delle AI overview.
La seconda è quella dei contenuti, anche e soprattutto quelli informativi (che rimangono fondamentali) a patto che siano realizzati con uno scopo, quello di rispondere ai bisogni delle persone, e quindi essere davvero utili.
Ma devono essere ben strutturati e organizzati in modo che siano leggibili anche dalle AI che devono poterli interpretare senza ambiguità.
Su questo punto in particolare la sezione Archivio SERP di SISTRIX può darci un ulteriore aiuto, perché analizzando le singole query ci mostra non solo la composizione della pagina dei risultati e lo snippet di AIO, ma anche le entità citate e gli elementi che Google considera rilevanti.

Infine c’è il tema dell’autorevolezza. Per essere citati dobbiamo essere prima di tutto fonti riconosciute. Questo significa lavorare sugli elementi di E-E-A-T, a partire dalle risorse sul nostro sito, ma anche farsi citare e riconoscere all’esterno, nei luoghi in cui le AI vanno ad alimentarsi.
In sintesi
Il “crocodile effect” non è una fase, ma un passaggio verso un cambio di paradigma nella visibilità organica. Le impression e le citazioni iniziano a pesare quanto i clic, e il nostro lavoro di SEO deve tenerne conto.
Search Console ci permette di diagnosticare l’impatto, SISTRIX ci dà gli strumenti per mapparlo nel dettaglio. Sta a noi decidere se considerare le AI overview come un traffico perso, oppure come una nuova vetrina per il nostro brand.
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