Processo antitrust di Google: rivelati nuovi dettagli sui ranking

Ora che i tribunali statunitensi hanno stabilito che Google abbia abusato della sua posizione di monopolio, si tratta di capire quali condizioni dovranno essere imposte in futuro per evitare che ciò accada nuovamente. In questa fase del giudizio stanno emergendo anche informazioni interessanti per i SEO.

Ad esempio, sono state recentemente pubblicate le dichiarazioni di Pandu Nayak (Chief Scientist Search) e Hyung-Jin Kim (VP Search). Ecco le dichiarazioni chiave più importanti:

  • Segnali ABC come base: Google si basa essenzialmente sui cosiddetti segnali ABC (fattori di ranking). Nello specifico, A sta per Anchor (link), B per Body (contenuto della pagina) e C per Click (comportamento dell’utente, più precisamente quanto tempo un utente rimane sulla pagina prima di tornare alle SERP).
  • “Handcrafted” vs. LLMs: quasi tutti i segnali di ranking di Google sono attualmente ancora ‘handcrafted’, ovvero vengono compilati manualmente dagli sviluppatori sulla base di ipotesi e test. Solo RankBrain e DeepRank si basano sulla tecnologia LLM. Il motivo è la tracciabilità: se qualcosa non funziona, Google vuole capire perché è così per poterne risolvere la causa. Con i sistemi LLM, questo non è possibile o lo è solo con difficoltà.
  • Q* come metrica di fiducia: Q* (Q Star) è una metrica interna che valuta l’affidabilità di un intero sito web (di solito il dominio) ed è considerata estremamente importante per i ranking di Google.
  • Navboost e dati sui click: il Navboost misura la frequenza con cui un particolare gruppo di utenti fa click su un determinato risultato nella SERP. Questi valori si basano sugli ultimi 13 mesi e rappresentano essenzialmente una tabella di dati molto ampia.
  • Fuga di notizie confermata e possibili conseguenze: Google conferma che c’è stata una fuga di informazioni relativamente alle sue funzionalità di ranking, ma dal suo punto di vista questa non è sufficiente per capire realmente come funzionano. Tuttavia, se il tribunale lo obbligasse a trasmettere ai concorrenti i dati relativi a click, URL e query di ricerca, sarebbe possibile un reverse engineering dell’algoritmo di Google.
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